Gli anni di Giuseppe Pallavicini

Dopo aver raggiunto la maggiore età e ottenuto la proprietà dell’edificio, Giuseppe Pallavicini (1756-1818) diede il via a nuovi cantieri, ampiamente documentati grazie alla ricca raccolta di documenti conservati negli archivi di famiglia. Dotato di un’istruzione paragonabile a quella di un sovrano, il giovane conte aveva ricevuto lezioni da Carlo Bianconi, noto per i suoi contatti con intellettuali come Algarotti e Giovanni Gioachino Winckelmann, che avevano instillato in lui una profonda passione per l’antichità. Deciso a trasformare il palazzo di via San Felice in un’opera d’arte neoclassica di alto livello, Giuseppe Pallavicini vide l’opportunità nel 1776, quando iniziò a discutere di matrimonio con Carlotta Fibbia. Coinvolse quindi le menti più brillanti dell’arte del suo tempo: l’architetto Raimondo Compagnini, lo scultore Giacomo Rossi, il quadraturista David Zanotti, e altri ancora, tra cui i pittori Filippo Pedrini e Giuseppe Antonio Valliani. Le decorazioni in stucco realizzate da Giacomo Rossi sulle pareti delle sontuose sale del “Camerone” e dei “Conviti”, con un repertorio di candelabri à la greque, erano senza precedenti per la loro magnificenza e estensione. La decorazione pittorica coinvolse una squadra di artisti di talento, tra cui Giuseppe Antonio Valliani, Emilio Manfredi e Francesco Sardelli, il cui lavoro rifletteva un forte interesse per l’antico. Il pittore bolognese Filippo Pedrini, celebre per i suoi dipinti ambientati nei paesaggi di Vincenzo Martinelli, contribuì con due soffitti che omaggiavano le origini mercantili della famiglia Pallavicini. Serafino Barozzi dipinse le ghirlande fiorite che adornavano le pareti della sala dei “Conviti”, riprendendo le decorazioni realizzate per Caterina di Russia nella reggia estiva dell’Oranienbaum, evidenziando così l’influenza internazionale delle opere di Palazzo Pallavicini. Il percorso artistico nei cantieri neoclassici di Palazzo Pallavicini proseguì con la costruzione della biblioteca, destinata a ospitare i diciottomila volumi del conte Gian Luca. Qui, ancora una volta, si riscontra un unicum nell’arte bolognese: l’affresco della cupola della sala, datato 1792, firmato dal quadraturista Flaminio Minozzi, costituendo un evento raro nella storia dell’arte.


After reaching adulthood and acquiring ownership of the building, Giuseppe Pallavicini (1756-1818) began new construction projects, extensively documented thanks to the rich collection of documents preserved in the family archives. Endowed with an education comparable to that of a sovereign, the young count had received lessons from Carlo Bianconi, known for his contacts with intellectuals such as Algarotti and Giovanni Gioachino Winckelmann, who had instilled in him a deep passion for antiquity. Determined to transform the palace on Via San Felice into a high-level neoclassical work of art, Giuseppe Pallavicini saw an opportunity in 1776, when he began discussing marriage to Carlotta Fibbia. He therefore involved the most brilliant artistic minds of his time: the architect Raimondo Compagnini, the sculptor Giacomo Rossi, the quadraturist David Zanotti, and others, including the painters Filippo Pedrini and Giuseppe Antonio Valliani. The stucco decorations by Giacomo Rossi on the walls of the sumptuous "Camerone" and "Conviti" rooms, featuring a repertoire of Greek-style candelabra, were unprecedented in their magnificence and scope. The pictorial decoration involved a team of talented artists, including Giuseppe Antonio Valliani, Emilio Manfredi, and Francesco Sardelli, whose work reflected a strong interest in antiquity.